C’è un’Italia protagonista di quelle partite strategiche di valore internazionale che disegneranno i futuri equilibri economico-industriali e produttivi su scala globale. Un’Italia che innova, investe e traina il sistema-Paese verso la via maestra per lo sviluppo che l’attuale agenda Draghi intende e deve promuovere per rafforzare i fondamentali dell’Italia dopo la pandemia: una sinergia tra apparato a partecipazione pubblica e impresa privata, istituzioni e centri di ricerca, mondo della produzione e mondo del lavoro in grado di unire la tutela di interessi economici nazionali, l’apertura al mercato e l’internazionalizzazione.

Questo sta accadendo con forza nel campo della transizione energetica e delle rinnovabili. In cui l’Italia presenta attori in grado di anticipare le decisioni operative che caratterizzeranno il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le materie di interesse del ministro Roberto Cingolani. Attento nelle scorse settimane a dettare la via del pragmatismo e dell’operatività nella consapevolezza che per coniugare sviluppo economico e tutela ambientale servono scelte ragionevoli.

I nostri campioni nazionali dell’energia e delle reti investono e promuovono lo sviluppo in materia. Sono diversi i casi di investimenti di elevata importanza per l’economia italiana promossi nel campo della transizione ecologica nelle ultime settimane.

Terna pensa in grande
Terna è stata una protagonista con il suo piano di sviluppo che guiderà per i prossimi anni le azioni dell’operatore che gestisce la rete elettrica nazionale. Il nuovo Piano di Sviluppo 2021 della rete elettrica di trasmissione nazionale prevede 18,1 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 10 anni, +25% rispetto al precedente piano decennale, per abilitare la transizione energetica, rafforzare le reti e la loro interconnessione con i network internazionali, garantire un abbassamento delle emissioni di anidride carbonica e contribuire a costruire il mix energetico ottimale. Seguendo un trend che pone al 2050 la decarbonizzazione completa e ha interiorizzato per il 2030 gli obiettivi della riduzione delle emissioni del 55% conformemente con gli scenari previsti dall’Unione Europea.

Dalle nuove linee tra Bologna e Firenze agli interconnettori siciliani e della pensiola sorrentina i progetti di Terna si distribuiranno su tutta Italia per abilitare la corsa a una più sostenuta efficienza energetica e beneficeranno anche del volano del Pnrr. Tra il 2021 e il 2025 Terna investirà circa 900 milioni di euro in progetti legati alla generazione da rinnovabili e all’innovazione e digitalizzazione. Come scrive La Stampa, “Il 95% degli investimenti del gruppo guidato da Stefano Donnarumma sono per loro natura sostenibili e contribuiscono a generare importanti benefici per tutto il Paese“. L’ad di Terna ha inoltre dichiarato che “innovazione e digitalizzazione sono due fattori fondamentali; utili per gestire il processo di trasformazione in atto nei consumi e nella produzione di energia“.

Gigafactory e idrogeno

Un altro campo in cui l’industria nazionale si sta muovendo è quello della mobilità sostenibile. Ha fatto molto parlare di sé l’investimento annunciato da Stellantis per comunicare la scelta di edificare la prima gigafactory italiana destinata alla filiera dell’auto elettrica nella città molisana di Termoli. In un polo industriale importante per il Mezzogiorno, centro di un territorio che prova a rilanciarsi con capacità tecniche e promozione della formazione universitaria, il gruppo nato dalla fusione Fca-Psa prevede di espandere la sua offerta a una duplice tipologia di accumulatori. Fornendo in un primo momento l’opzione di una batteria elettrica più tradizionale ad alta densità energetica e in seguito un’alternativa priva di nichel e cobalto entro il 2024. Tappa di passaggio per arrivare all’introduzione della tecnologia delle batterie allo stato solido è prevista per il 2026, con l’obiettivo di abbattere del 40% il costo del componente.

La questione importante legata all’investimento è la convergenza tra mondo industriale e sindacati a favore del progetto di sviluppo, destinato a creare valore aggiunto e attrarre investimenti nell’area. Più a Nord, nella Valcamonica bresciana un’altra strategia di sviluppo prosegue il suo corso in campo di mobilità sostenibile: si prepara l’introduzione dei treni ad idrogeno. La filiale italiana di Alstom intende coinvolgere la filiera nazionale dell’idrogeno per costruire la versione tricolore di iLint, il treno a idrogeno per trasporto passeggeri operativo in Germania, nella Penisola. L’obiettivo è quello di rendere il Sebino e la Valcamonica, nello specifico la linea ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo, la prima “Hydrogen Valley” d’Italia, che a partire dal 2023 dovrebbero entrare in operatività piena ed effettiva. Garantendo anche sul fronte del trasporto ferroviario, dato in ripresa nei prossimi anni, un’unione sinergica tra investimenti, innovazione e sostenibilità.

Eni alla conquista delle rinnovabili

La corsa italiana alle rinnovabili prosegue anche attraverso l’internazionalizzazione delle competenze e delle potenzialità di espansione dei campioni nazionali del settore. Eni, colosso energetico per eccellenza del Paese, sta puntando seriamente a diventare protagonista anche di nuove opportunità di business. Eni e Red Rock Power, società scozzese specializzata nello sviluppo di parchi eolici offshore, hanno costituito una partnership in occasione delle prossime aste sull’eolico offshore in Scozia, nell’ottica di una strategia che mira a portare la compagnia fondata da Enrico Mattei ad avere almeno 60 GW di capacità di generazione da rinnovabili innestata entro il 2050.

Seguendo l’orma del gigante nascosto d’Italia nel settore delle rinnovabili, Enel, il Cane a sei zampe si internazionalizza e la sua bandiera garrisce all’estero. Oltre Manica le isole britanniche sono terra di conquista, come nota StartMag: “lo scorso dicembre Eni ha acquistato una quota del 20 per cento nel progetto eolico offshore di Dogger Bank, nel Regno Unito”. Inoltre, Eni “partecipa alla gara indetta dal governo britannico per lo sviluppo di quattro progetti sulla cattura e lo stoccaggio del carbonio – una tecnologia utile alla decarbonizzazione delle industrie pesanti e al raggiungimento delle zero emissioni nette”, mettendo sul campo fino a un miliardo di sterline.

L’Italia, grazie alla forza del suo tessuto imprenditoriale, alle competenze acquisite e a una predisposizione dei campioni nazionali alla conquista di nuovi mercati, ha tutte le potenzialità per essere una superpotenza della transizione ecologica. Materia che Roma sta affrontando con serietà e rigore e che, grazie ai campioni nazionali, è oggetto di un volano importante di investimenti cui il Pnrr potrà dare un’ulteriore spinta. La via per essere protagonisti dell’industria del futuro passa anche e soprattutto per la coniugazione di economia e sostenibilità.

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